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La paura fa novanta

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One, Two: Freddy’s coming for you;
Three, Four: Better lock your door;
Five, Six: Grab your crucifix;
Seven, Eight: Gonna stay up late;
Nine, Ten: Never sleep again!

Io me la ricordo la filastrocca paurosa dei film Nightmare. Da piccolo mi ci arrovellavo il cervello. Me la facevo sotto. Poi c’era una trasmissione che si chiamava Zio Tibia Picture Show che ogni venerdì sera mandava in onda in seconda serata dei film che sono diventati storici: Venerdì 13, Hellriser, Il ritorno dei morti viventi e l’indimenticabile Morte a 33 giri. Pochi anni prima era nato un fumetto che aveva riunito sotto l’egida delle storie di paura una vastissima compagine di lettori appassionati del genere: Dylan Dog.
Poster incartapecoriti attaccati ai muri delle camerette d’implumi adolescenti facevano il paio con quelli di gruppi metal dai nomi sempre inglesi e sempre aggressivi: Manwar, Halloween, Black Sabbath, Dio. Disperazione dei genitori e mani nei capelli. I classici sono venuti in un secondo momento. La prima volta che presi in mano Frankenstein conoscevo il mostro di Mary Shelley solo per sentito dire, ma me la ricordo bene l’edizione Mondadori che la sera tiravo fuori dalla testata del letto e sfogliavo sotto le coperte con il piumone fino al naso e la lampadina accesa sulla testa.
1818-2018. Duecento anni dalla prima pubblicazione anonima del libro Di Mary Shelley, noi Allibratori abbiamo deciso di assemblare, senza la benché minima conoscenza dei principi galvanici, ma con un briciolo di potenza prometeica della tradizione romana, pezzi di argilla fatta di storie, dipinti e film classici. Impastiamo tutto insieme per creare un percorso interattivo e pauroso in cui i ragazzi devono poter accedere alle loro angosce più profonde e farle reagire al fuoco sacro del genio di grandi autori.
Gli incubi di Johann Heinrich Füssli si fondono con i paesaggi mostruosi di Hieronymus Bosch, con le novelle tragiche di Boccaccio e le fiabe dei fratelli Grimm. Bela Lugosi esce fuori dallo schermo col suo ghigno malefico mentre Boris Karloff fionda nel lago la bambina che vuole giocare con lui. Quando chiediamo ai ragazzi di raccontarci i loro incubi, le storie che vengono fuori ci fanno accapponare la pelle, ed è allora che si sentiamo un po’ come gli scrittori dei primi dell’ottocento, come Mary Shelley e Lord Byron che si ritrovavano in qualche magione nel nord Europa e si dedicavano alla lettura e alla creazione di quei racconti che poi sarebbero passati alla storia.

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