Da quando è nata nell’ormai lontano 2003, la nostra associazione si è sempre dedicata alacremente a creare progetti sulla poesia. All’inizio da buoni novelli, cercavamo le soluzioni più complicate, lunghi percorsi di dieci incontri, pensati sui manuali di retorica e di linguistica. Era giusto, era una fase di ricerca ed è servita per assorbire le tecniche che lentamente sono evaporate fino all’essenziale.
Oggi, con i bambini della scuola primaria e della secondaria di primo grado, riusciamo a creare dei componimenti in rima in appena un incontro. Alla biblioteca di Vaiano avevamo due animazioni con i piccoli di seconda elementare. Il progetto in questione si chiama Che verso fa il poeta?
In circa novanta minuti riusciamo a tirar fuori due poesie di una decina di versi ciascuna, ma non prima di aver riempito l’ambiente dell’incontro con rime selezionate alla bisogna per attivare nei nostri uditori il senso del ritmo, il gusto per l’invenzione poetica nonché il piacere per le parole in rima. Nei primi minuti ci giochiamo sempre la carta del dialogo, creando un’atmosfera necessaria all’accettazione reciproca. Bambini e insegnanti non ci conoscono per cui è indispensabile che riescano a fidarsi di noi per arrivare a consegnarci creatività e percezioni. Inoltre quello della poesia è un gioco gentile e se non mettiamo in chiaro che le parole sono a portata di mano e che si possono anche inventare finiremmo per ottenere solo una lunga lista di verbi all’infinito.Passati questi cinque minuti dove spesso mettiamo a nudo le nostre debolezze, il sonno, la fiacca, la fame, i dolori agli arti, estraiamo dalla valigia una poesia di Aldo Palazzeschi, E lasciatemi divertire. È stata scritta nel 1910 ma i bambini si fanno certe ghignate! Offre molti spunti interessanti, dalla rima all’onomatopea, dall’invenzione del linguaggio al ritmo altalenante dei versi misti. C’è un punto in cui il poeta mette in colonna le cinque vocali e ai bambini basta un cenno per conquistarli alla partecipazione corale. Vinta ogni resistenza verso un argomento che poteva risultare eccessivamente didattico passiamo al sempreverde Fosco Maraini, reso ancora più attuale da un video virale del Lonfo che qualche mese fa intasava le chat di adulti e adolescenti. Noi leggiamo E gnacche alla formica ammucchiarona. Il libro ovviamente è La gnosi delle fànfole. La formica ci dà il “La” a chiedere ai bambini se conoscono la fiaba di La Fontaine La formica e la cicala alla quale si ispira. A volte sì a volte no, ad ogni modo la raccontiamo con dei cerchi narrativi. Alla fine chiediamo da che parte stanno. I piccolissimi sono quasi sempre a maggioranza formica. Dalle medie in poi le cicale iniziano a far capolino più vivaci.
A questo punto leggiamo la versione di Maraini, con quell’enfasi necessaria a dar colore al linguaggio metasemantico che l’autore sfodera con nonchalance. Questa poesia ci apre la via a un libro del quale siamo innamorati ovvero Versi perversi di Roald Dahl, nella bellissima traduzione di Roberto Piumini. Sono tutti componimenti in rima che ripropongono fiabe classiche come I tre porcellini o Cappucetto rosso rivisitati con ironia e genialità proprie dell’autore de La fabbrica del cioccolato. Piumini poi è bravissimo nel restituirceli in versi endecasillabi in rima baciata. Con queste poesie si creano le basi necessarie per il laboratorio di invenzione poetica che adesso faremo con il nostro gruppo. Dividiamo la classe in due, Gialli e Rossi. Distribuiamo coppie di parole in rima gialle ai gialli e viceversa. Il primo passo che devono fare i bambini è riconoscere la parola che rima con la loro. A quel punto, su una lavagna a fogli mobili tracciamo una linea verticale per dare a ogni componimento il suo spazio vitale. Partiamo con i gialli? Partiamo con gialli… Beh a questo punto non c’è più molto da spiegare. Meglio lasciare la parola a loro.
Le coppie di parole in rima sono: festa-cresta, cori-colori, ragno-stagno, sale-vale, gatto matto
La festa di tutti i colori
Gruppo gialli
C’era una bella festa
Di un ragazzo con la cresta
Uccellini cantano i cori
Con tantissimi colori
Si arrampica il ragno
Su un ramo dello stagno
E per mangiare tanto sale
Ha chiamato la sua amica vale
Però arrivava un gatto
Che era proprio matto
Il gatto rock
Gruppo rossi
C’era un nero gatto
Sempre tutto matto
Mangiava pane e sale
Il nome del gatto era Vale
Tatuato a colori
Faceva tanti cori
Gli piaceva fare festa
Prendendosi la cresta
La cresta fatta a ragno
Bagnata nello stagno